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La ricostruzione di Monteriggioni come era nel Medioevo in mostra ad Abbadia Isola

monteriggioni

L’Associazione Culturale Agresto di Monteriggioni ha realizzato un evento speciale per celebrare i primi quindici anni di percorso, attraverso una mostra fotografica ed espositiva a carattere culturale che si terrà nel complesso monumentale di Abbadia Isola dal 22 dicembre al 6 gennaio. Nella mostra ci sarà una rivisitazione per immagini, oggetti e materiali delle attività rievocative e divulgative dell’Agresto sulla storia medievale.

Nella parte espositiva sono stati allestiti: uno spazio con gli abiti e gli accessori di epoca medievale, ricostruiti dall’Associazione attraverso studi iconografici e storici, un’area dedicata agli strumenti medievali, ai materiali e ad alcuni manufatti realizzati in questi quindici anni, un’area multimediale con la proiezione di filmati e materiale fotografico esplicativo per le coreografie studiate per rappresentare la storia e le leggende. Cuore dell’esposizione è la ricostruzione in ceramica del castello di Monteriggioni come era nel Medioevo, realizzato dagli artisti della “SanGimignano1300” ( Promemoria: “Da SanGimignano1300 a… Monteriggioni!”).

Il 22 dicembre 2012 alle ore 17.30, siete invitati all’inaugurazione della mostra a Abbadia Isola nel Complesso Monumentale – Sala Sigerico.  Per informazioni: Ufficio turistico di Monteriggioni tel/fax +39 0577 304834, info@monteriggioniturismo.it, oppure Associazione Culturale L’Agresto, info@agrestomonteriggioni.it.

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Festival del Turismo Medievale 2012

Da ieri, 5 ottobre è iniziato a Pistoia la seconda edizione del Festival del Turismo Medievale. Per tre giorni la città valorizza e promuove il patrimonio storico-artistico e le tradizioni cittadine in sinergia con altre altre realtà italiane a vocazione medievale perlopiù sconosciute al grande pubblico.

Per tre giorni nella corte di Palazzo di Giano sarà allestito un villaggio medievale che ricostruirà mestieri e usi di questo periodo. La partecipazione è libera e gratuita per il pubblico in Piazza Duomo, con accesso anche al percorso espositivo delle Sale Affrescate e della Corte della Magnolia.

Anche il nostro Centro per le Arti SanGimignano1300 partecipa al Festival, presentando al pubblico e per la prima volta la ricostruzione del borgo di Monteriggioni ed in anteprima per i nostri lettori le foto della…

San Gimignano on Instagram!

San Gimignano on Instagram… Enjoy them!

 

 

Laboratorio del sapone a San Gimignano!

Buongiorno!
Dopo questa lunga assenza ritorniamo con un interessante guest post scritto da Tina Fasulo, amica del Centro per le Arti SanGimignano1300 e “scrittrice” di altri post inerenti San Gimignano. Il suo è il racconto di “donzelle di ogni età alle prese con mestoli e vapori all’esterno della Sala di Cultura…“.
Buona lettura e grazie a Tina!

Sabato 25 febbraio 2012, Sala di Cultura, San Gimignano.

Molti turisti si aggirano sorpresi in via San Giovanni, nel rimirare delle donzelle di ogni età alle prese con mestoli e vapori all’esterno della Sala di Cultura… potrebbero sembrare esperimenti di stregoneria moderna, invece le donne si prodigano in un’arte antica: la produzione artigianale del sapone.
Le partecipanti del seminario di Biocosmesi, promosso dall’associazione Culture Attive, hanno avuto l’opportunità di mettere in pratica le nozioni teoriche apprese, guidate dalla docente.
Prima di iniziare, si sono formati tre gruppi di quattro persone, ed ogni gruppo aveva a disposizione un kit comprendente un becher, una brocca di plastica, dei mestoli e dei bicchieri di plastica, usati come stampini per il sapone.

Ingredienti:

  • olio di Vinaccioli, componente del sapone
  • olio di mandorle dolci, componente del sapone
  • olio di cocco, componente del sapone
  • acqua distillata
  • soda caustica in grani
  • olii essenziali, per profumare il sapone
  • argilla bianca, usato come colorante
  • cacao amaro in polvere, usato come colorante
  • menta essiccata in foglie
  • guanti
  • bicchieri di plastica, come stampini per il sapone

Fase 1
Abbiamo pesato in un becher di vetro gli olii che comporranno il nostro sapone: olio di mandorle (100g), vinaccioli (50g), olio di cocco (350g).

Fase 2
L’olio di cocco è fornito allo stato solido ed ha la consistenza del burro. Pertanto, su una piastra elettrica il composto viene sciolto.

Fase 3
Si pesano 150 ml di acqua distillata in una brocca di plastica e separatamente, in un bicchiere di plastica, versiamo 80g di soda caustica. Successivamente, si fanno reagire la soda e l’acqua in luogo all’aperto, a causa dei vapori tossici emessi dalla soda. Perché la reazione sia conclusa, la temperatura del composto deve salire a 80°: per questo ci si attrezza di termometro. Successivamente, la stessa temperatura deve scendere fino a 45°, in modo da innescare la reazione di saponificazione con gli olii, che deve essere riscaldato alla stessa temperatura. L’acqua, per scendere alla temperatura di 45°, doveva essere rimescolata continuamente per mezzo di una spatola…

Fase 4
Il composto di olii viene emulsionato con acqua e soda versata a filo per ottenere la reazione di saponificazione; entrambi i reagenti sono a temperatura di 45°. Mano a mano che si mescola, il colorito del composto si opacizza.
Per velocizzare l’operazione, si utilizza un minipimer.
Una volta che il composto si è rappreso, si aggiungono al sapone dei coloranti naturali e delle essenze, per conferirgli il profumo… precisiamo che un sapone artigianale non è così profumato come le saponette acquistate al supermercato o in profumeria. Spesso aziende importanti di detergenti non producono neppure il sapone, in quanto la sua produzione è affidata ad impianti industriali che inviano a queste aziende della “pasta di sapone”. Questa pasta viene poi trattata con essenze e coloranti a piacimento.

Fase 5
Con un contagocce si prelevano 2ml di olio essenziale, che verrà aggiunto al sapone “liquido” insieme a del cacao in polvere.
Il composto viene poi versato in bicchierini di plastica e messo a riposare con dei tovaglioli sopra, a mò di coperta. I gruppi hanno realizzato due tipi di sapone: uno con cacao in polvere e l’altro con argilla bianca e menta in foglie.
Il sapone deve essere lasciato ad essiccare nei contenitori per circa 2-3 giorni.
Una volta rimosso l’involucro, prima di essere utilizzati devono stagionare per circa un mese.

Il risultato finale è questo:

Un’esperienza sensazionale, volta a riscoprire il senso della collaborazione e della creatività e quelle arti un tempo comuni ai nostri progenitori… possiamo affermare in modo scontato “da ripetere”!

Tina Fasulo

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A Siena si consegna l’Oscar dei Musei Italiani

Il prossimo 29 ottobre appuntamento con il premio ICOM Italia nel complesso museale Santa Maria della Scala
La cerimonia di premiazione a chiusura del convegno internazionale “Fare museo insieme”
A Siena si consegna l’Oscar dei Musei Italiani.

Il FAI a San Gimignano…

Il FAI – Fondo per l’Ambiente Italiano è una fondazione no profi t che si propone di salvaguardare il patrimonio storico, artistico e ambientale dell’Italia e di sensibilizzare gli italiani sul tema della tutela. Dal 1975 a oggi il FAI ha salvato e protetto 36 beni dal degrado e dall’abbandono, traducendo la propria missione ideale in azioni concrete.

I fondi raccolti dalla campagna “Difendi l’Italia del tuo cuore” sono stati destinati a sostenere la missione istituzionale del FAI,  in particolare quattro importanti progetti in corso in tutta Italia, fra cui la Casa-Torre Campatelli di San Gimignano.

Il palazzo Campatelli è una delle tredici torri di San Gimignano. Anticamente appartenuto alla famiglia Coppi, l’edificio rappresenta un chiaro esempio della tipologia sviluppatasi nel corso del XII-XIII secolo a San Gimignano, comunemente detta “casatorre” e consistente in un unico corpo di fabbrica, nel quale le diverse destinazioni d’uso venivano ripartite secondo una disposizione verticale.

Il monumento è stato lasciato in eredità, nel 2005, al Fai da Lidia Campatelli proprio affinché venisse aperto al pubblico. Il progetto, assecondando le volontà della donatrice, prevede il restauro e il recupero funzionale dell’immobile, con interventi strutturali sugli ambienti, gli arredi e le decorazioni interne. A restauri ultimati, Torre Campatelli (con la casa-museo) sarà, insieme a quella del Comune, l’unica torre di San Gimignano visitabile dal pubblico. Saranno organizzate iniziative culturali allo scopo di valorizzare l’eccezionale storia della cittadina medioevale e restituire alla collettività uno dei suoi
palazzi più prestigiosi.

Grazie FAI!

Casa e Torre Campatelli: Scheda Culturale a cura della Direzione Culturale del FAI.

 

Anticamente appartenuto alla famiglia Coppi, l’edificio rappresenta un chiaro esempio della nuova tipologia sviluppatasi nel corso del XII-XIII secolo a San Gimignano, comunemente detta “casatorre” e consistente in un unico corpo di fabbrica, prevalentemente in pietra e mattoni, nel quale le diverse destinazioni d’uso venivano ripartite secondo una disposizione verticale. Mentre il piano terreno veniva quindi adibito ad uso commerciale, i livelli superiori erano destinati ad abitazione e la sommità manteneva infine la tradizionale funzione di difesa e osservazione. L’originaria destinazione abitativa di Torre Campatelli è confermata anche dalle alte finestre a sesto acuto che, partendo dal piano terreno, si elevano fino ai piani superiori. Tali aperture, poco consone a una struttura difensiva, permettevano invece un’ampia illuminazione ed aerazione degli ambienti più frequentati nella giornata. I corpi di fabbrica che affiancano la torre principale testimoniano il cambiamento tipologico del palazzo sangimignanese. La torre di destra, meno larga, è caratterizzata da un solo arco con una finestra per piano; il palazzo sulla sinistra, invece, perde il carattere di “casatorre” e presenta larghe aperture al piano terreno. L’intero complesso, formato da torre e palazzo, subì un rifacimento della facciata nel corso del XVI secolo, in linea con i correnti schemi rinascimentali e allo scopo di fornire coerenza e unità stilistiche agli edifici. L’intervento fu commissionato dalla famiglia Coppi, che, a ricordo della propria presenza nel borgo, fece scolpire sulla facciata l’emblema della casata (una coppa), ancora visibile ai giorni nostri.

La Torre offre quindi all’osservatore una rara testimonianza sia della tecnica costruttiva, sia degli elementi architettonici, sia, delle originarie proporzioni di questa antica tipologia di edifici. Va ricordato infine che, mentre i maggiori centri toscani a partire dalla metà del XIII secolo cominciarono a esprimere alcuni caratteri architettonici peculiari, San Gimignano si caratterizzò per un’architettura eclettica, formata da stili ed elementi diversi provenienti dai comuni con cui il borgo della Valdelsa venne in contatto. Torre Campatelli, in particolare, presenta alcuni caratteri tipici del linguaggio architettonico pisano, a testimonianza degli scambi commerciali che i sangimignanesi ebbero con il vicino centro cittadino.