
Il FAI – Fondo per l’Ambiente Italiano è una fondazione no profi t che si propone di salvaguardare il patrimonio storico, artistico e ambientale dell’Italia e di sensibilizzare gli italiani sul tema della tutela. Dal 1975 a oggi il FAI ha salvato e protetto 36 beni dal degrado e dall’abbandono, traducendo la propria missione ideale in azioni concrete.
I fondi raccolti dalla campagna “Difendi l’Italia del tuo cuore” sono stati destinati a sostenere la missione istituzionale del FAI, in particolare quattro importanti progetti in corso in tutta Italia, fra cui la Casa-Torre Campatelli di San Gimignano.

Il palazzo Campatelli è una delle tredici torri di San Gimignano. Anticamente appartenuto alla famiglia Coppi, l’edificio rappresenta un chiaro esempio della tipologia sviluppatasi nel corso del XII-XIII secolo a San Gimignano, comunemente detta “casatorre” e consistente in un unico corpo di fabbrica, nel quale le diverse destinazioni d’uso venivano ripartite secondo una disposizione verticale.

Il monumento è stato lasciato in eredità, nel 2005, al Fai da Lidia Campatelli proprio affinché venisse aperto al pubblico. Il progetto, assecondando le volontà della donatrice, prevede il restauro e il recupero funzionale dell’immobile, con interventi strutturali sugli ambienti, gli arredi e le decorazioni interne. A restauri ultimati, Torre Campatelli (con la casa-museo) sarà, insieme a quella del Comune, l’unica torre di San Gimignano visitabile dal pubblico. Saranno organizzate iniziative culturali allo scopo di valorizzare l’eccezionale storia della cittadina medioevale e restituire alla collettività uno dei suoi
palazzi più prestigiosi.
Grazie FAI!

Casa e Torre Campatelli: Scheda Culturale a cura della Direzione Culturale del FAI.
Anticamente appartenuto alla famiglia Coppi, l’edificio rappresenta un chiaro esempio della nuova tipologia sviluppatasi nel corso del XII-XIII secolo a San Gimignano, comunemente detta “casatorre” e consistente in un unico corpo di fabbrica, prevalentemente in pietra e mattoni, nel quale le diverse destinazioni d’uso venivano ripartite secondo una disposizione verticale. Mentre il piano terreno veniva quindi adibito ad uso commerciale, i livelli superiori erano destinati ad abitazione e la sommità manteneva infine la tradizionale funzione di difesa e osservazione. L’originaria destinazione abitativa di Torre Campatelli è confermata anche dalle alte finestre a sesto acuto che, partendo dal piano terreno, si elevano fino ai piani superiori. Tali aperture, poco consone a una struttura difensiva, permettevano invece un’ampia illuminazione ed aerazione degli ambienti più frequentati nella giornata. I corpi di fabbrica che affiancano la torre principale testimoniano il cambiamento tipologico del palazzo sangimignanese. La torre di destra, meno larga, è caratterizzata da un solo arco con una finestra per piano; il palazzo sulla sinistra, invece, perde il carattere di “casatorre” e presenta larghe aperture al piano terreno. L’intero complesso, formato da torre e palazzo, subì un rifacimento della facciata nel corso del XVI secolo, in linea con i correnti schemi rinascimentali e allo scopo di fornire coerenza e unità stilistiche agli edifici. L’intervento fu commissionato dalla famiglia Coppi, che, a ricordo della propria presenza nel borgo, fece scolpire sulla facciata l’emblema della casata (una coppa), ancora visibile ai giorni nostri.

La Torre offre quindi all’osservatore una rara testimonianza sia della tecnica costruttiva, sia degli elementi architettonici, sia, delle originarie proporzioni di questa antica tipologia di edifici. Va ricordato infine che, mentre i maggiori centri toscani a partire dalla metà del XIII secolo cominciarono a esprimere alcuni caratteri architettonici peculiari, San Gimignano si caratterizzò per un’architettura eclettica, formata da stili ed elementi diversi provenienti dai comuni con cui il borgo della Valdelsa venne in contatto. Torre Campatelli, in particolare, presenta alcuni caratteri tipici del linguaggio architettonico pisano, a testimonianza degli scambi commerciali che i sangimignanesi ebbero con il vicino centro cittadino.
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